Recensione:
Eleanor Oliphant sta benissimo
di Gail Honeyman
Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E questo ha cambiato ogni cosa. D’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.
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Editore: Garzanti Pagine: 352 Prezzo: Cartaceo 5,00 euro, Audiolibro, Ebook 9,99 Voto: 🌟🌟🌟 |
Recensione:
Dopo aver lavato i piatti, leggo un libro, o qualche volta guardo la televisione se quel giorno c’è un programma consigliato dal <>. Il mercoledì sera solitamente – be’, sempre- parlo con mia mamma per un quarto d’ora circa.
La chiamata con la madre ogni mercoledì alla solita ora è uno dei punti nevralgici del romanzo, dal rapporto con la mamma, che è agli arresti domiciliari e per questo non può sentirla più di quindici minuti, si comprende molto meglio il personaggio un po’ strambo di Eleanor. La madre non è tra le più tenere e dolci, ma le sue parole sono spesso velenose, dolorose e soprattutto cattive.
La vita abitudinaria viene stravolta, l’uomo perfetto, o almeno così si pensa incontrato ad un concerto. Questo uomo nella vita di Eleanor farà sì, che la nostra protagonista che vive nella normalità, inizi a pensare a quei piccoli accorgimenti necessari per prendersi cura di sé stessa e venire così amata. Ma quanto può essere giusto cambiare tutto per qualcuno? Dovrebbe partire tutto da noi prima.
E’ una lettura tutto sommato poco pretenziosa, ha un buon contenuto che a volte però si perde nei meandri delle pagine. Verrete sballottolati da forti momenti empatici e altri noiosi. Una protagonista con un grande potenziale che prende tridimensionalità a metà del romanzo. Adatto a chi però, che come me amano i romanzi che non tutto è spiegato, lasciando spazio all’immaginazione.
Sul mio cuore ci sono cicatrici altrettanto spesse e deturpanti di quelle che ho in viso. So che ci sono. Spero che resti un po’ di tessuto integro, una chiazza attraverso la quale l’amore possa penetrare e defluire. Lo spero.